La vicenda afghana che vede coinvolta Emergency diventa sempre più difficile e complessa. E’ da poco circolata l’indiscrezione del prestigioso quotidiano britannico The Times, raccolta da fonti afghane, secondo cui i tre italiani arrestati avrebbero confessato la loro partecipazione al complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Un’indiscrezione che arriva alla fine di una giornata nel corso della quale Gino Strada, da Milano, in conferenza stampa, ha attaccato duramente il governo Karzai, parlando di sequestro non di arresti e sintetizzando la vicenda con “è cominciata la guerra contro un’ospedale”. In pratica Strada ha ribadito come l’ospedale della sua organizzazione a Lashkar Gah rappresenti un “testimone scomodo” della guerra occidentale in Afghanistan. Del resto, durante l’offensiva nella vicina Marjah a febbraio, proprio da quell’ospedale erano partite denunce sulle vittime civili. Alle dichiarazioni di Strada è seguita la consueta polarizzazione del mondo politico italiano. La vicenda è destinata a trascinarsi in uno scontro tra chi accusa più o meno apertamente Emergency di fiancheggiare i talebani e chi non può credere ad accuse che hanno dell’incredibile per la loro gravità e dubita degli interrogatori e delle indagini afghane.
Intanto, il nostro ambasciatore a Kabul ha incontrato i tre membri dello staff di Emergency e li ha trovati in buone condizione. Nelle agenzie internazionali sono comparse anche le dichiarazioni più caute (rispetto a quelle del governatore provinciale) del portavoce del Ministero degli Interni che ha detto di non poter confermare (nemmeno di smentire, quindi) le accuse che i tre abbiano partecipato al complotto. Il nostro Ministro degli Esteri ha sentito oggi il suo omologo afghano, dichiarandosi fiducioso sulle indagini. A sera è arrivata poi l’indiscrezione del London Times. Alla quale va ad aggiungersi quella della CNN che parla del coinvolgimento dei cooperanti italiani nell’uccisione di Adjmal Nasqbandì, producer di Daniele Mastrogiacomo, ucciso in circostanze ancora poco chiare dopo il rilascio del reporter italiano. Insomma un’altra accusa oltre a quella di aver partecipato ad un piano per uccidere il governatore.
Di certo i rapporti tra Emergency e parte delle autorità afghane sono difficili dai tempi del dopo-Mastrogiacomo e dell’arresto di Hanefi, com’è certo che nell’ospedale sono state trovati armi ed esplosivi e che quindi, tra le varie ipotesi se non è da escludere la macchinazione, non è da escludere nemmeno quella di un collaboratore infedele nello staff locale della struttura.
Capire come siano arrivate lì quelle cinture esplosive potrebbe restare un altro mistero “afghano”, sul quale ci si dividerà di nuovo – in Italia come in Afghanistan. Del resto quello è sempre più il paese dove è possibile dire tutto e il contrario di tutto, dove per esempio il presidente un giorno attacca gli occidentali per i brogli elettorali e il giorno dopo visita il quartier generale della Nato. Mentre scrivo Gino Strada da Fazio ha appena lanciato l’invito a sottoscrivere l’appello on line “io sto con Emergency” spiegando che vede in atto una manovra per screditare la sua organizzazione.
Da testimone della quantità e della qualità dei servizi sanitari gratuiti che l’organizzazione ha prestato e presta agli afghani – ho il timore che, comunque vada questa vicenda, sarà sempre più difficile per Emergency restare in quel Paese. Mi sembra l’elemento più triste di una vicenda già di per sè tristissima e preoccupante.
La notizia non ha ancora trovato conferme ufficiali da parte italiana. Dal canto sui Emergency, che già aveva preso le difese dei suoi operatori e puntato il dito contro il governo afghano che non vede di buon occhio il ruolo super partes dei medici impegnati nel territorio di guerra, ha fatto sapere che le dichiarazioni del portavoce del governatore di Helmand «non hanno alcuna credibilità», esattamente «come le cose dette ieri». «Quello che ci dicono dall’Afghanistan dopo aver visto i nostri medici – aggiunge il portavoce, Maso Notarianni – è che le cose stanno in tutt’altro modo. E le stesse dichiarazioni del ministro dell’Interno afghano confermano le nostre tesi». «È una bufala – dicono ancora a Emergency -. A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l’ambasciatore italiano in Afghanistan». Dall’ associazione è stato inoltre fatto notare che, anche a causa del fuso orario, a quest’ora è impossibile avere ulteriori notizie.
Aggiungo una nota mancante alla cronaca della giornata, oggi nei pressi dell’ospedale di Lashkar Gah c’è stata una manifestazione di afghani. Dalle immagini viste sul circuito Reuters si trattava di un piccolo gruppo di persone, sempre nelle trascrizioni dell’agenzia i loro commenti erano contro Emergency come contro gli italiani in generale (militari compresi, che pure in quella zona non operano). Era già capitato dopo la liberazione di Mastrogiacomo ma per quello che posso ricordare, all’epoca, si tratto’ di una manifestazione ben più consistente dal punto di vista numerico
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