Non mi sembra che abbia riscosso grande attenzione, in Italia in particolare e nel mondo in genere, il fatto (forse trascurabile!?) che i rapporti tra gli Stati Uniti e l’occidente in genere con il loro “uomo a Kabul”, ovvero il presidente Karzai, abbiano raggiunto i minimi termini. In questi giorni si è toccato il punto più basso degli ultimi nove anni nelle relazioni tra gli alleati stranieri e il loro punto di riferimento nel Paese, intorno alla quale – lo si è detto ormai fino alla noia – ruota tutta la nuova strategia militare americana (ovvero “non basta vincere militarmente ma dobbiamo mostrare agli afghani che conviene stare dalla parte del governo”).
Andiamo con ordine: eletto dopo un lungo calvario di brogli, voti annullati, accuse fino al colpo di teatro del suo rivale Abdullah che si ritira dal ballottaggio, Hamid Karzai ha ben pensato nelle ultime settimane di mettere le mani sulla ECC, la commissione di controllo delle elezioni. Prima ha deciso di eliminarne la presenza internazionale (5 membri afghani su 5) poi ha riammesso due membri stranieri, così da fare in modo che i controllori afghani (3 su 5, ovvero quelli da lui nominati) continuassero ad avere la maggioranza in caso di decisioni controverse (vedi un po’ di post precedenti di questo blog).
Accade che, giovedì, il Parlamento decide di rimandare al mittente la decisione e poco dopo Karzai in una conferenza stampa arriva ad accusare le Nazioni Uniti e le diplomazie straniere delle frodi elettorali di agosto (vedi qui). Roba mai sentita sin’ora! Karzai, in realtà, fa anche uno specifico riferimento al vice-capo missione dell’Onu (l’americano Galbraith) cacciato da Kei Eide (e qui le versioni si differenziano) diciamo per essere stato troppo zelante negli scenari del dopo voto. Ma l’insieme del discorso è quasi, come toni, da comunicato dei talebani. Il seguito è routine: Abdullah che ritorna a parlare con i giornalisti, Washington che chiede chiarimenti ed infine la telefonata di pacificazione tra la Clinton e Karzai. L’ennesimo teatrino dei pessimi rapporti tra Karzai (amato da Bush) e l’amministrazione Obama sembra chiuso ma ormai è chiaro che, per come si sono messe le cose, con questo presidente all’ARG (il palazzo presidenziale di Kabul) sarà sempre più difficile dialogare e collaborare. E non è solo colpa sua. Appuntamento al prossimo teatrino mentre “outside the wire” si continua a morire.