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Morire all’antivigilia di Capodanno

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Michelle Lang (dal "The Calgary Herald")
Michelle Lang (dal "The Calgary Herald")

Michella Lang, 34 anni, giornalista del “The Calgary Herald” al suo primo incarico in Afghanistan al seguito delle truppe canadesi (un incarico di routine) il 30 dicembre aveva scelto di non seguire un “demining team”, una squadra di bonificatori, perchè la considerava un’uscita troppo pericolosa (ed in effetti, obiettivamente, ogni uscita con gli EOD è come giocarsi la vita alla roulette). Era rimasta alla base per poter seguire un’altra uscita, una storia che le interessava di più, l’opera di ricostruzione guidata dal PRT canadese a Kandahar. Un’uscita su una strada considerata relativamente sicura, nell’area tra le più rischiose del paese. Una strada dove esploderà una IED (una di quelle alla cui caccia sarebbe andato il demining team) e che la riporterà a casa in una bara avvolta dalla bandiera con la foglia d’acero, assieme a quattro soldati canadesi.

Mi sembra giusto ricordare Michelle Lang, come ho fatto con gli altri reporter feriti durante gli embed del 2009, perchè storie come questa suscitano una grande emotività in patria ma nel resto del mondo vengono dimenticate o riferite frettolosamente. Ma sono storie che, penso, dicano molto sull’Afghanistan di oggi; storie che aiutano a capire.
L’uccisione della Lang, il giorno dell’antivigilia di Capodanno, è avvenuta quasi in contemporanea con il rapimento di due giornalisti di France Television e di tre assistenti afghani, nel corridoio tra Sorobi e Paktika relativamente poco distante dalla capitale; rapimento di cui i Talebani ora dicono di non sapere nulla, aprendo uno scenario che potrebbe essere di grande e pericolosa confusione (bande locali, non riconducibili ad alcuni sistema e quindi fuori controllo) oppure più “semplice” ma non meno complicato (gli uomini di Hekmatyar, molto attivi in quell’area).

For reporters, being asked to cover the war in Afghanistan is a testament to the calibre of their journalism, as it’s one of the most dangerous reporting assignments in the world.

Scrive il Calgary Herald nello speciale in ricordo della Lang che potete trovare qui, e che rimanda anche al blog della collega. Ma di tutti mi ha colpito di più questo articolo scritto poco dopo la diffusione della notizia della sua morte; articolo che comincia così:

Calgary Herald journalist Michelle Lang never took the easy way out, whether it was holding government to account or travelling to a busy African AIDS clinic to chronicle the downside of recruiting foreign doctors.

Assigned to cover Canadian military efforts in Afghanistan for the Herald and Canwest News Service, the 34-year-old Vancouver native could have remained in the relatively safe confines of the base.

But Lang wasn’t wired that way. Days after arriving in early December, she couldn’t wait to get “out of the wire” — off the main military base — and on the ground with the troops.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere