Scrivere di me stesso non mi mette esattamente a mio agio, ma non riesco a non parlare della bellissima serata di sabato scorso a Siena dove mi è stato assegnato il Premio Intitolato a Paolo Frajese, icona del giornalismo televisivo italiano. Bellissima perché sia Tito Stagno che Vincenzo Mollica, entrambi premiati, nei loro interventi ci hanno regalato una lezione di giornalismo; sia perchè ho toccato con mano la partecipazione di un’intera città al dramma del 17 settembre a Kabul (il 186mo è di stanza proprio a Siena), per la cui copertura ho appunto ricevuto questo premio.
Ecco un estratto dalle note di presentazione dei premiati:
“Nico Piro è un giornalista innamorato del suo lavoro. È infatti la passione che traspare dai suoi collegamenti da inviato della redazione Esteri del Tg3. Ha uno stile particolare e originale nel raccontare quello che succede. E di solito le notizie che tratta non sono mai liete ma le sue parole denotano sempre una grande sensibilità, un’infinita delicatezza e una forma elegante, quasi d’altri tempi. Negli ultimi anni Nico Piro ha dedicato molto del suo impegno da giornalista a un paese martoriato, l’Afghanistan, al quale è legato da un grande amore e dove sta vivendo una delle più importanti esperienze professionali. Abitualmente indossa la kefiah, quel copricapo annodato a forma di sciarpa, e quest’abitudine gli ha causato non poche crtitiche ma anche tanti apprezzamenti. Ma ciò che colpisce di più non è affatto l’apparenza ma la partecipazione con cui parla delle sofferenze, dei problemi e delle vicissitudini della gente afghana”.
vero! Complimenti e grazie, Nico!
Complimenti Nico :-)!