Da tempo si parla (a ragione) del fallimento del processo di ricostruzione dell’Afghanistan, mi sembra che invece sia sempre più prioritaria la necessità di ricostruire Hamid Karzai. Il presidente che oggi si è insediato ed ha giurato per il suo secondo quinquennio esce da queste elezioni, a voler essere buoni, semplicemente a pezzi. Per colpa sua ma anche per colpa di alleati americani che sempre più non sanno dove mettere le mani per uscire dalla “tomba degli imperi”, uno dei simpatici soprannomi dati negli anni all’Afghanistan ed ultimamente più popolare con la stampa Usa.
E’ vero che partiva praticamente da sotto-zero, ma karzai in otto anni non ha saputo ricostruire l’Afghanistan salvo ridare al quel poco che di Stato è riemerso l’assetto burocratico che è l’ideale per far fiorire la corruzione. L’economia di guerra e dopo guerra è servita ad alimentare le finanze personali di persone spesso poco raccomandabili e riconducibili al circuito dei signori della guerra. E’ anche colpa del suo modo di governare (o meglio degli apparati attraverso i quali è presente sul territorio) se i talebani hanno conquistato consenso e popolarità tra una popolazione frustrata. Con i brogli senza pudore delle elezioni, poi, Karzai ha dimostrato che il suo apparato elettorale era all’altezza dei pessimi alleati che si è scelto a cominciare dal suo vicepresidente.
C’è però da dire che Karzai, in questo momento, è l’unico presidente possibile per l’Afghanistan. Lo hanno dimostrato le stesse elezioni, che hanno visto il Dr. Abdullah letteralmente dileguarsi al secondo turno, tra mancanza di soldi e mancanza di speranze di farcela (tralascio le difficoltà attuali del dottore che rifiutato l’accordo con il presidente è ora assediato dai suoi, affamati di “poltrone”).
Karzai è l’unico presidente possibile anche perchè è un pasthù, etnia che già di per se si sente trascurata (ed in parte è vero) nell’Afghanistan democratico, etnia cruciale per gli equilibri del paese e dalle cui fila al momento non arrivano altre alternative (in futuro il tecnocrate Ghanì? la passionaria-moderata Barakzai? troppo presto per dirlo).
E allora viene da chiedersi perchè la stampa americana da mesi sta massacrando Karzai avvalendosi di fonti ufficiali? Dal tema della corruzione clanico-familiare per finire al fratello Walì (presunto gran-trafficante di droga secondo certe fonti Usa e stipendiato dalla Cia secondo altre)? Perchè l’inviato speciale di Obama, Richard Holbroke, ormai a Kabul praticamente non può più mettere piede (dopo aver terminato un paio di pranzi con Karzai a “piatti in faccia”) tanto da essere riuscito nel miracolo – modello Lazzaro – di riesumare il senatore Kerry e ridargli un ruolo politico internazionale? Insomma non sto mica difendendo l’indifendibile Karzai, mi chiedo solo perchè se a Karzai non c’è alternativa (e non mi sembra nemmeno che gli Usa abbiano lavorato per aiutare Abdullah, il quale si è appoggiato – pare – ad iraniani, cinesi e russi) l’immagine del presidente sia stata demolita in questo modo.
Se gli Usa sapevano di non avere realisticamente alternative (del resto l’hanno ricandidato, vedi il dibattito a Washington dei primi mesi di quest’anno riportato in parte su questo blog) e non hanno lavorato per favorire l’alternativa Abdullah, spuntata fuori a sorpresa durante la campagna, che senso ha demolire la credibilità del partner con il quale lavorerai nei prossimi cinque anni?
Beh, la risposta non ce l’ho…mi viene da pensare che gli Stati Uniti siano in totale confusione sull’Afghanistan con Obama sospeso tra il moderato e minimalista (in termini militari) Biden e il falco Clinton (che forse vuole far dimenticare le omissioni afghane del marito negli anni ’90). Del resto è la stessa risposta che sorge spontanea se si guarda alle fughe di notizie sul dibattito interno alla Casa Bianca sull’aumento delle truppe su cui stiamo assistendo ad una sorta di tutto il calcio minuto per minuto, nel senso che si sa pure quando uno dei partecipanti al “dibattito” si allontana per soffiarsi il naso. Ne viene fuori il ritratto di un’amministrazione tanto nel pallone da non riuscire nemmeno a mantenere segreto il rapporto (segreto) del generale McCrhrystal al presidente. Tanto da far dire, ieri, ad Obama che tutta questa storia delle fughe di notizie lo rende furioso…Non è abbastanza ma magari è un buon inizio.