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Poco Afghanistan nel “manifesto” Biden

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Che i tempi per l’annuncio dell’aumento delle truppe in Afghanistan possano allungarsi, è sembrato di capirlo anche all’intervento del vicepresidente Biden alla conferenza di Monaco. Un vero manifesto della nuova linea americana in politica estera: ritorno al multilateralismo e diplomazia in primo piano persino con quelli che George Bush considerava nè più nè meno del demonio (in primis l’Iran), chiudendo quindi l’epoca manichea della precedente amministrazione americana che tanto aveva logorato i rapporti con la “vecchia” Europa.

Tutto questo pur ricordando che l’America vuole restare una super-potenza militare. Interessante, tra l’altro, su quest’ultimo punto notare la chiave storia interna (non quella sentita in questi anni dell’esportazione del “bene” all’estero ma in un’ottica di difesa interna) scelta da Biden per giustificarlo: “non vi è alcun conflitto tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. La forza delle armi ha permesso la nostra indipendenza e durante tutta la nostra storia la forza delle armi ha protetto la nostra libertà. Questo non cambierà”). 

Un’intervento a tutto campo che non ha però riservato grandi dettagli sull’Afghanistan se non la richiesta (già avanzata da oltre un anno sia dai paesi che laggiù rischiano di più ovvero Gran Bretagna, Canada e appunto gli Stati Uniti operativi nelle province dove si combatte e si muore ogni giorno) ai paesi europei di fare di più, con particolare riferimento a Francia e Germania. Richiesta ripetuta proprio a Monaco da Jaap de Hoop Scheffer, il segretario generale della Nato che ha parlato di “peso da condividere”.

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Nico Piro

Provo a dare voce a chi non ha voce, non sempre ci riesco ma continuo a provarci. Sono un giornalista, inviato speciale lavoro per... continua a leggere