{"id":690,"date":"2010-02-28T20:18:00","date_gmt":"2010-02-28T18:18:00","guid":{"rendered":"http:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=690"},"modified":"2010-02-28T20:18:00","modified_gmt":"2010-02-28T18:18:00","slug":"i-vetri-rotti-di-kabul","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2010\/02\/28\/i-vetri-rotti-di-kabul\/","title":{"rendered":"I vetri rotti di Kabul"},"content":{"rendered":"
<\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n Probabilmente erano gi\u00e0 in un covo sicuro all’interno di Kabul<\/strong> mentre a Marjha veniva (non per la prima volta in due settimane di operazioni) issata la bandiera afghana a voler sancire la presa della cittadina, dove comunque continuano ad esserci combattimenti sporadici, dove ci saranno da bonificare centinaia e centinaia di ordigni<\/a> nascosti nella lunga vigilia dell’operazione e dove, soprattutto, ora c’\u00e8 da combattere la vera battaglia quella cio\u00e8 per conquistare il supporto ed il consenso della popolazione locale, di etnia pasth\u00f9 come il grosso della guerriglia che di questa citt\u00e0 aveva fatto il suo “santuario”.<\/p>\n Il commando<\/strong> di terroristi e auto-proclamati martiri \u00e8 entrato in azione di venerd\u00ec mattina (la domenica islamica e anche afghana) nel quartiere di Shar-e-Now; il quartiere “nuovo”, l’area pi\u00f9 dinamica di Kabul che – tra negozi, uffici e alberghi vari – trova pace dal traffico solo in quel giorno della settimana. All’alba ha colpito il Kabul Shopping Center (un’edificio al cui interno trova posto anche il Safi Hotel, un’albergo di buon livello e che offre un buon rapporto qualit\u00e0 prezzo per gli occidentali) e poi, in una sequenza non chiara (video<\/a>), due guest house sulla stessa strada. La tecnica seguita, quella ormai consolidata: un’esplosione (almeno una, questa volta di un’auto bomba seguita pare da due esplosioni di portata inferiore) e l’attacco di un commando di uomini armati contro il Safi (in maniera limitata, anche perch\u00e8 l’edificio \u00e8 un labirinto) e soprattutto verso l’Hamid Hotel e il Park Residence. Una battaglia urbana andata avanti<\/a> per qualche ora con un bilancio di 18 vittime, tra cui (ed \u00e8 un dato alto e senza precedenti) 11 stranieri. Tra loro, l’italiano Piero Colazzo, uomo della nostra intelligence \u00a0che era al telefono con le autorit\u00e0 locali quando \u00e8 stato ucciso (il generale Rahman, capo della polizia di Kabul, l’ha definito un uomo coraggioso e ha detto che con il suo aiuto sono stati salvati altri quattro italiani – per la cronaca il generale e il suo vice si sono dimessi oggi<\/a> per non essere riusciti a prevenire l’ennesimo attacco alla capitale). Tra le vittime, anche un giornalista e documentarista francese<\/a> Severin Blanchet,\u00a0da tempo impegnato a Kabul per insegnare agli afghani l’arte del reportage.<\/p>\n Per quanto lo stesso presidente Karzai l’abbia definito un attacco contro gli indiani<\/strong> (a Kabul c’\u00e8 un ospedale pediatrico gestito da personale indiano, parte del quale fa base in una di quelle guest house) e indiana sia la maggioranza delle vittime, non sono certo che si questa la natura dell’attacco. La guerriglia ha capito e sa bene che attacchi del genere (per quanto richiedano un agguerrito e militarmente ben preparato commando suicida) sono relativamente facili da condurre ed hanno una visibilit\u00e0 mediatica ben maggiore di quanto offra, per esempio, resistere giorni a Marjah. Da novembre \u00e8 ormai cominciato una sorta di tour dell’orrore nei luoghi frequentati dagli occidentali o comunque contro i segni di modernit\u00e0 “occidentale” dentro la capitale: prima l’attacco alla guest house dell’Onu, poi il 28 gennaio contro lo shopping center vicino al Serena Hotel e verso il palazzo presidenziale, venerd\u00ec contro il Kabul City Center \u00a0e dintorni(unico posto a Kabul dove ci sono scale mobili, per la cronaca).<\/p>\n Adesso se la prossima fermata dell’offensiva nel sud sar\u00e0 Kandahar<\/strong>, non resta che chiedersi quando ci sar\u00e0 il prossimo attentato del genere alla capitale. Tra le testimonianze sul dopo esplosione mi ha colpito quella di questo collega della Bbc<\/a> che si lamentava di come i palazzi del centro di Kabul abbiano tanti vetri. La strada venerd\u00ec era coperta dal fango, come accade per buona parte della stagione invernale, ma anche da migliaia e migliaia di schegge di vetro (la “specchiata” facciata del Safi \u00e8 stata “denudata”). La voglia di modernit\u00e0 a Kabul ha spinto i palazzinari di turno ad inventarsi un sistema per ricoprire con pannelli di vetro palazzi “normali” (magari “palazzoni”) per farli assomigliare a grattacieli “come visti in tv”. Una deriva che mi ha fatto sempre pensare al consumo di energia degli edifici, al necessario di condizionamento, alla negazione di ogni regola costruttiva accumulata in secoli di storia da queste parti. Alla sicurezza non ci avevo mai pensato, quella – tristemente – la davo gi\u00e0 per persa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Probabilmente erano gi\u00e0 in un covo sicuro all’interno di Kabul mentre a Marjha veniva (non per la prima volta in due settimane di operazioni) issata la bandiera afghana a voler sancire la presa della cittadina, dove comunque continuano ad esserci combattimenti sporadici, dove ci saranno da bonificare centinaia e centinaia di ordigni nascosti nella lunga […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[21],"tags":[110,214,428,1005,1139,1288,1379,1658,1715,1720,1860],"yoast_head":"\n<\/a>