<\/div>\n
Che calore!<\/b><\/p>\n
Descrivo separatamente le difficolt\u00e0 operative legate al contagio, in questa sezione mi concentro su quelle strettamente tecniche.<\/p>\n
Diciamo che, in generale, tutto ha funzionato al meglio: il kit ha fatto il suo lavoro egregiamente.
\nIl problema pi\u00f9 grande che ho dovuto fronteggiare \u00e8 stato il calore. Tutte le mirrorless, per motivi legati alle loro ridotte dimensioni, hanno problemi di sovra-riscaldamento in particolare in modalit\u00e0 video per intervalli prolungati di utilizzo. Nel caso dell\u2019a6000 diciamo che – in condizioni normali – il problema si presenta dopo circa 40\/45 minuti di lavoro continuativo, Il viewfinder diventa nero e compare l\u2019 \u201coverheating warning\u201d. La macchina va spenta e lasciata raffreddare.
\nE\u2019 ovvio che se si unisce lo scafo in metallo nero al sole a picco africano, il problema pu\u00f2 diventare un handicap pesante, soprattutto se si cerca di lavorare ogni giorno il pi\u00f9 a lungo possibile.
\nC\u2019\u00e8 poco da fare per porvi rimedio, quel poco possibile l\u2019ho fatto.
\nIo ho provato sostanzialmente a sostituire le batterie il pi\u00f9 possibile perch\u00e8 la batteria produce calore esattamente come il chip, se non di pi\u00f9.<\/p>\n
Sostituire le batterie di frequente anche se a met\u00e0 carica (magari per lasciarle raffreddare e sostituire quella in uso che intanto si \u00e8 riscaldata) \u00e8 un buon modo per estrarre il carbone ardente dal corpo macchina. Fermo restando che estrarre il chip \u00e8 impossibile, alias \u00e8 la camera stessa a produrre calore.
\nL\u2019altro espediente abbastanza efficace \u00e8 allontanare il display dal corpo macchina ma ci\u00f2 ovviamente crea problemi con l\u2019allineamento (e il fissaggio) del viewfinder esterno.
\nOps\u2026l\u2019ultimo rimedio, stavo quasi dimenticandolo: togliersi la camicia e coprire la camera (incuranti delle ustioni da abbronzatura non desiderata) oppure portarsi dietro una t-shirt bianca e usarla come parasole di fortuna (vedi foto).<\/p>\n
Batte-Ria<\/b><\/p>\n
<\/a>In generale l\u2019a6000 ha un consumo massiccio di batterie (io ne avevo con me ben nove e in media ne ho sostituite dalle 5 alle 6 al giorno, perch\u00e9 completamente esauste) quindi bisogna procurarsene un numero adeguato, evitando i ricambi originali Sony perch\u00e9 anno prezzi proibitivi. Di batterie di \u201cterze parti\u201d se ne trovano in abbondanza tra Amazon, B&H e negozi specializzati. Ovviamente non basta comprare le batterie, c\u2019\u00e8 bisogno di pi\u00f9 carica-batterie per poterle trovare pronte in carica all\u2019inizio della giornata senza essere costretti a mettere la sveglia durante la notte. Anche in questo caso, il mondo delle \u201cterze parti\u201d offre soluzioni alternative a prezzi pi\u00f9 che accessibili. La macchina in realt\u00e0 pu\u00f2 caricare una batteria grazie al cavetto usb in dotazione (nel senso che dalla scatola non viene fuori un caricabatterie) ma \u00e8 lento e contribuisce, ovviamente, a tenere ben caldo il corpo macchina.<\/p>\n
A proposito di consumi, l\u2019utilizzo dell\u2019EVF (in pratica l\u2019oculare) li fa schizzare alle stelle quindi va assolutamente evitato se si hanno di fronte delle lunghe sessioni di lavoro. Sotto il sole abbagliante d\u2019Africa, allo stesso tempo \u00e8 impensabile usare il display. Da questo punto di vista il view finder esterno che ho montato sulla camera \u00e8 stato una salvezza.
\nPer la cronaca, l\u2019EVF dell\u2019a6000 ha una resa fantastica e realistica, \u00e8 una delle innovazione (una mini-camera che guarda al sensore) che hanno consentito alla Sony di trasformare le mirrorless in vere alternative alla reflex.<\/p>\n
In viaggio<\/b><\/p>\n
Diciamo che le batterie hanno rappresentato un enorme problema in questa produzione anche per un altro (banale ma drammatico) motivo.
\nIn generale, in viaggio, pur sapendo di dovermi sottoporre a perquisizioni corporali, passaggi multipli sotto il metal-detector, controlli anti-esplosivo ed ogni genere di complicazione che un addetto alla sicurezza pu\u00f2 crearvi quando si trova di fronte una valigia piena di fili e circuiti stampati, porto tutta l\u2019attrezzatura \u201csensibile\u201d con me, nel bagaglio a mano.
\nQuesto per evitare che ritardi nella consegna dei bagagli, furti e smarrimenti mettano a rischio la produzione in posti dove non \u00e8 esattamente facile procurarsi dei \u201cricambi\u201d.
\nOvviamente forte di questa regola mi sono presentato al check-in con un bagaglio a mano molto sopra il tetto dei sette chili che la Royal Air Marocco, ho dovuto spostarne una parte nel bagaglio imbarcato. La mia mania di proteggere tutto mi ha probabilmente fregato: le batterie e il carica-batterie erano in un piccolo camera-case imbottito. Qualcuno (presumibilmente all\u2019aeroporto di Casablanca, ben noto per episodi del genere) ha ben pensato che si trattasse di una macchina fotografica o di una telecamera. Risultato finale: io mi sono ritrovato impossibilitato a lavorare (tranne che per un paio di batterie che avevo per ogni evenienza in tasca) e l\u2019anonimo ladro imbecille si \u00e8 ritrovano con qualcosa per le mani senza alcun valore di mercato.<\/p>\n
Dopo il panico iniziale, mi sono messo al lavoro per cercare di recuperare quella che sembrava essere il \u201cde profundis\u201d sull\u2019intero progetto. Dopo aver scoperto che Amazon non consegna in Sierra Leone che i pochi corrieri espresso che servono il Paese lo fanno con tempi pi\u00f9 lunghi della media, ho cercato una soluzione in Italia. L\u2019ho trovata in un (fantastico) negozio on line ma i tempi di consegna (pur nelle 24 ore) erano incompatibili con il viaggio di un team di esperti in arrivo dall\u2019Italia, pronti a fare da \u201ccorrieri\u201d. A quel punto non potevo che cercare batterie e carica batterie in un negozio \u201cfisico\u201d a Roma. Missione pressoch\u00e9 impossibile da Freetown (Skype o non Skype) e persino da Roma, dove intanto mia moglie e un po\u2019 di amici si erano messi al lavoro (aiutati da un mezzo-nubifragio in corso, con corollario di allagamenti, ingorghi e traffico romano). Alla fine grazie alla mia collega Celia Guimaraes e al fotografo Marco Sforzi (suo marito, entrambi citati nei titoli di coda) le batterie e i caricabatterie sono stati trovati da un fornitore romano, all\u2019apice di una sequela di chiamate andate a vuoto in altri negozi. Il materiale era originale Sony – costato una bella cifra – ma di evidente qualit\u00e0 superiore, a cominciare dal caricabatterie universale per tutti i formati della casa giapponese. Alla fine sono riuscito ad incastrare un altro arrivo dall\u2019Italia e quindi ho potuto anche ordinare pi\u00f9 batterie (altre cinque) e caricabatterie (altri due) on line, in maniera tale da averne il numero necessario mentre con il materiale \u201coriginale\u201d sono riuscito a coprire i primi due giorni di produzione e quindi di relativo \u201cambientamento\u201d:<\/p>\n
Assenti
\n<\/b>
\nIn generale, penso di aver avuto a disposizione tutto il materiale necessario. Con il
<\/a>senno del poi, avrei dovuto portarmi dietro una cuffia \u201criflettore\u201d, sarebbe stata utilissima in varie occasioni ma soprattutto nel \u201cviaggio\u201d a casa con la piccola Memunatu per bilanciare la luce sul divanetto posteriore del pick-up, tagliato a met\u00e0 dall\u2019ombra sulla destra e il sole che entrava del finestrino a sinistra, con il lunotto di sfondo a complicare ulteriormente l\u2019esposizione.
\nL\u2019altra cosa che volontariamente non ho usato sono stati i filtri, pensando di evitare altre complicazioni in \u201cfotografia\u201d ma temendo che nelle giornate di caldo pi\u00f9 intenso il cielo sarebbe diventato un abbagliante panno bianco da contrastare appunto con un filtro. In realt\u00e0, \u00e8 andata diversamente perch\u00e9 il cielo d\u2019Africa non mi ha mai tradito e la colorimetria dell\u2019a6000 \u00e8 stata fantasticamente fedele rispetto all\u2019esplosiva
\nCon un budget diverso, avrei potuto integrare il kit con un lcd hd esterno, da usare con l\u2019apposito oculare taglia-sole. Di certo mi avrebbe aiutato ad avere maggiore accuratezza nel fuoco e nella composizione dell\u2019immagine ma, a pensarci bene, avrebbe significato: altro peso, altre batterie, altre \u201cfragilit\u00e0\u201d elettroniche esposte alla rudezza d\u2019Africa. I vantaggi non avrebbero compensato questi svantaggi.<\/p>\n
L\u2019altra cosa che non ho pensato a portarmi dietro sono le mie care, vecchie, ginocchiere della Blackhawk, pensate per sparare in posizione inginocchiata, ideali per fare riprese da terra su terreni accidentati o, comunque, sui quali una piccola ferita, un graffio possono porre grossi problemi di contaminazione.
\nDi sicuro, la cosa che vorrei aggiungere al mio kit \u00e8 un set di filtri, ma in realt\u00e0 vorrei aggiungere ai miei skills la capacit\u00e0 di gestirli senza dovermi trovare di fronte un tale numero di parametri aggiuntivi che mi spingano – com\u2019\u00e8 stato in questo caso – a farne a meno.<\/p>\n
My way
\n<\/b>
\n
<\/a>Prima di passare alla prossima puntata di questo \u201cbackstage\u201d che sar\u00e0 tutta sul tema del contagio e quindi delle \u201ccondizioni di lavoro\u201d. un nota finale. L\u2019ho ripetuto qui e l\u00ec, ma preferisco dirlo chiaramente: questo non \u00e8 il kit ideale, \u00e8 il mio kit ideale quindi potrebbe non andare bene per tutti e per tutte le situazioni. Sono sicuro di una sola cosa: le ricerche \u201cdi mercato\u201d ovvero la selezione dei prodotti \u00e8 stata fatta con il massimo scrupolo e a largo raggio, navigando tra gli iceberg delle \u201cdescrizioni tecniche\u201d e delle promesse spesso non mantenute oppure mantenuto da certi device a prezzo di grosse complicazioni.
\nPer esempio, se avete le spalle pi\u00f9 larghe e le gambi pi\u00f9 forti delle mie potete scegliere una full frame e magari portarvi dietro un boom con un registratore esterno mixer. Insomma tutto \u00e8 opinabile ma dovendo rifare una \u201csolo mission\u201d nelle condizioni estreme equivalenti a quelle della Sierra Leone in piena epidemia, beh\u2026riconfermerei questa \u201csquadra\u201d.<\/p>\n
Addendum….<\/strong>
\n<\/em>Dopo aver pubblicato il post, tra gli appunti \u00e8 spuntato qualcosa che mi era sfuggito. Il bianco \u00e8 sempre stato fatto in manuale ma per calibrarlo non sono state usate delle “schede” colore, al contrario mi sono servito dell’ExpoDisc<\/a>, un diffusore di luce che si appoggia sull’obiettivo per effettuare uno scatto test, sul quale poi la macchina calibra il bianco. Il sensore del bianco nelle nuove macchine \u00e8 ottimo e sbaglia raramente (lo fa soprattutto in penombra) ed \u00e8 persino rischioso cercare di fare la taratura manuale ma \u00e8 stata una scelta che non rimpiango.
\nUltima cosa…rinunciando a non fare entrare l’onnipresente polvere d’Africa nella macchina al cambio lente (si fa prima ad indovinare i numeri vincenti del SuperEnalotto) in quanto a pulizia mi sono limitato a quella della lente non osando tentare quella del sensore, per farlo non potevo usare panni o spray (avrebbe significato trovare il panno gi\u00e0 inzuppato di polvere) al contrario mi sono servito di una “penna”<\/a>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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