{"id":2159,"date":"2015-09-08T15:21:41","date_gmt":"2015-09-08T13:21:41","guid":{"rendered":"https:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=2159"},"modified":"2015-09-08T15:21:41","modified_gmt":"2015-09-08T13:21:41","slug":"killa-dizez-backstage-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2015\/09\/08\/killa-dizez-backstage-2\/","title":{"rendered":"KILLA DIZEZ – backstage (2)"},"content":{"rendered":"
<\/div>\n

Tre piedi\u2026<\/b><\/p>\n

\"IMG_2119\"<\/a>Il cavalletto \u00e8 probabilmente l\u2019accessorio pi\u00f9 odiato della storia contemporanea della video-fotografia. Avendone tre, una delle sue gambe te la ritrovi sempre tra i piedi.
\nPurtroppo se si intende usare una “macchina fotografica” (le virgolette sono d’obbligo) per girare video, \u00e8 un accessorio non solo fondamentale ma irrinunciabile. La telecamera, con tutti i suoi limiti “fotografici”, resta l’attrezzatura d’elezione per “girare”, perch\u00e9 \u00e8 bilanciata, \u00e8 stabile\u00a0e\u00a0pu\u00f2 essere utilizzata a spalle come a mano. Tutte cose molto pi\u00f9 difficili con una “macchina fotografica”,\u00a0per ovvi motivi di peso, ergonomia e dimensioni, per questo \u00e8 necessario usare sempre il cavalletto e smettere di illudersi di poter usare la macchina in certi movimenti come se fosse una telecamera (per questo genere di esigenze sono stati sviluppati dei rig – dei telai – che tengono l’apparecchio bilanciato e ne consentono un’impugnatura ad uno o due mani, peccato che oltre ad essere molto ingombranti e quindi sconsigliati per questo genere di “assignment”, sono anche molto car).<\/p>\n

Brillantemente, ho evitato di comprare un\u00a0cavalletto\u00a0negli Stati Uniti, visto che in Italia abbiamo tra\u00a0i principali produttori al mondo di cavalletti ma alla fine – ovviamente – sono finito a comprarne uno americano pagandolo ben pi\u00f9 di quanto avrei fatto oltreoceano.
\nIl
MeFoto RoadTrip<\/a>\u00a0\u00e8 tutto in alluminio con parti ricavate dal pieno ed elettrocolorate, leggerissimo (circa 1,6kg – i grammi che si risparmiano con la versione in carbonio non giustificano la differenza di prezzo, in caso di budget limitato) e piccolo, particolarmente compatto in chiusura grazie al rovesciamento del classico \u201cverso\u201d di ripiegamento dei tripod.
\nDal cavalletto ho dovuto rimuovere la testa a sfera, per sostituirla con una testa fluida ovvero adatta ai movimenti del video (la
XPro della Manfrotto<\/a>). L\u2019aggiunta mi ha fatto perdere un po\u2019 di compattezza in chiusura ma niente di davvero problematico. Il risultato finale era – secondo me – ben migliore per peso e dimensione rispetto ad un cavalletto video gi\u00e0 pronto, almeno guardando a quelli disponibili sul mercato a prezzi ragionevoli.<\/p>\n

La Seconda Camera<\/b>
\nLa GoPro (una 3+Silver) \u00e8 stata una scelta praticamente obbligata come seconda camera. Inizialmente pensavo di usarla solo per controcampi all\u2019interno delle auto, riprese di trasferimenti (all\u2019esterno dell\u2019auto), piccoli dettagli a completamento delle riprese. Invece mi torner\u00e0 molto utile\u2026tra poco vedremo come.<\/p>\n

A livello di accessori (che come al solito messi insieme finiscono per costare molto \"Nico<\/a>pi\u00f9 della singola GoPro!) ne ho portato vari con me, quelli che ho usato maggiormente sono stati: la ventosa<\/a> (dentro\/fuori l\u2019auto), la Stedicam Curve<\/a>, il Power Pole<\/a> e la fascia elastica con l’attacco sulla\u00a0fronte<\/a>.
\nLa Stedicam Curve \u00e8 la pi\u00f9 piccolo della famiglia che ha inventato il concetto stesso di stabilizzazione di Camera, \u00e8 molto difficile da bilanciare ma il suo costo ridotto e la sua semplicit\u00e0 d\u2019utilizzo valgono molto di pi\u00f9 della miglior performance di uno stabilizzatore elettrico o meccanico ma pi\u00f9 complesso da mettere in marcia.
\nPer utilizzare la Stedicam ho dovuto comprare il monitor posteriore della GoPro sul cui peso sono tarati i dischi che mettono \u201ca bolla\u201d il tutto.
\nIl Power Pole (comprato su KickStarter) \u00e8 un\u2019asta come tante disponibili sul mercato per \u201cestendere\u201d il punto di visione della GoPro, ma in aggiunta ha un pacco batterie interno e la possibilit\u00e0 di agganciare (con un\u2019apposito accessorio) l\u2019iphone alla sua base in maniera tale da usarlo come monitor (tramite l\u2019app e il wifi).
\nIn realt\u00e0 la possibilit\u00e0 di usare la batteria \u00e8 pensata per una \u201ccamera nuda\u201d: una GoPro assicurata al classico innesto a vite, tramite il telaio perimetrale. Ma portare in giro la camera – soprattutto in area di crisi – senza la protezione offerta dallo scafo esterno non era nemmeno pensabile, per questo – avendo un case esterno in pi\u00f9 con un chiodo caldo e una lima per legno ho provveduto a realizzare un buco nella zona dell\u2019ingresso usb che mi ha consentito di utilizzare la fonte di alimentazione (ovviamente a quel punto lo scafo non era pi\u00f9 anti-acqua ma di sicuro anti-shock) oltre al microfono esterno che la stessa Power Pole aveva inserito nel
kit lanciato su Kick State<\/a>r.
\nIn realt\u00e0 ho utilizzato anche un altro supporto per la GoPro, l\u2019attacco
“capture”<\/a> della Peak Design che consente di agganciare la camera allo zaino – non stabilissimo ma molto utile per andare in giro avendo sempre una camera \u201cpuntata\u201d e pronta al fuoco con un semplice click. Della stessa linea della Peak Design ho utilizzato lo \u201cstrap\u201d (la fascia porta camera<\/a>) per l\u2019a6000 che vestivo \u201ca bandoliera\u201d in pratica lo stesso effetto di una classica \u201caction strap\u201d ma senza dove impegnare il perno sotto la macchina, come invece richiede la linea della BlackRapid<\/a> (nel mio caso, perno gi\u00e0 molto impegnato).<\/p>\n

Le interviste<\/b><\/p>\n

Se il LensHopper ha risolto il problema dell\u2019audio ambiente, restava da risolvere quello delle interviste. Se
\nmpre in mancanza dell\u2019audio-in, non era possibile usare n\u00e9 un collarino a filo, n\u00e9 uno radio senza un registratore esterno, ipotesi gi\u00e0 esclusa a priori. Per motivi di costo e di affidabilit\u00e0 (dubbi sulla), \u00e8 stata scartata l\u2019ipotesi della soluzione offerta da Sony (una \u201cpulce\u201d bluetooth connessa alla slitta \u201cintelligente\u201d del flash).
\nTentando una disperata \"Setmanovra di rianimazione del budget, la soluzione \u00e8 stata trovata nello
SmartLAV<\/a>\u00a0un collarino a filo della Rode da connettere allo smartphone con l\u2019apposita app della Rode (con molte opzioni di configurazione).\u00a0 E\u2019 ovvio che si sta usando l\u2019iPhone per fare qualcosa per cui non era stato progettato – il registratore broadcast – ma oltre al costo, la soluzione aveva un grosso vantaggio: il telefono \u00e8 sempre con te, quindi non c\u2019era un ulteriore \u201cpezzo di tecnologia\u201d da portarsi dietro.
\nIl risultato complessivo (a parte un po\u2019 di saturazione sui picchi) \u00e8 stato buono, l\u2019esperienza mi ha insegnato una cosa che l\u2019app Rode ha un grosso difetto, facilmente aggirabile se se ne conosce l\u2019esistenza ma potenzialmente \u201cletale\u201d. In pratica se non si mette il telefono in \u201cblocco\u201d all\u2019avvio della registrazione, la stessa si interrompe quando il \u201cblocco\u201d parte in automatico. Di certo il \u201cpano\u201d \u00e8 un buon back ma da usare solo in casi d\u2019emergenza visto il rumore di fondo che entra da ogni versante. In generale sarebbe meglio attivare anche la modalit\u00e0 aereo, vuoi vedere qualcuno ti chiamasse nel mezzo di un\u2019intervista (capita, credetemi\u2026dopo ore e ore di solitudine).
\nSempre a proposito di interviste, in generale pur nell\u2019essenzialit\u00e0 della situazione e nell\u2019approccio necessariamente spartano ho sempre cercato di allestire dei \u201cset\u201d con una certa profondit\u00e0 di campo, meglio se uno sfondo dinamico e con un bilanciamento della luce tra naturale e artificiale. Per questo ho usato la Genarey a led (modificando la temperatura della luce) e piazzandola dove possibile grazie ad un
GorillaPod<\/a> con testa a sfera. In pratica \u00e8 il mini-cavalletto che – in altre occasioni – uso per la GoPro o per rapidi \u201cappoggi\u201d di macchine fotografiche ma che in questo caso \u00e8 diventato strategico perch\u00e9 grazie alle sue estremit\u00e0 \u201cflessibili\u201d poteva arrampicarsi su reti, panche, sedie, pareti\u2026un po\u2019 come l\u2019uomo ragno e puntare quindi la luce alla bisogna.<\/p>\n

Il trasporto<\/b><\/p>\n

\"SetSolitamente, gli zaini fotografici sono dei pessimi zaini e inoltre sono spesso pensati per corredi che nessuno porter\u00e0 mai in giro (risultato finale un sacco di scomparti vengono utilizzati per riporvi dentro altra roba (dalle bottigliette d’acqua alle mutande sporche, passando per il kit di pronto soccorso) che non dovrebbe stare tanto a contatto con strumenti di lavoro delicati come le ottiche, i corpi o le luci) mi sono \u201cinventato\u201d una soluzione che sul campo si \u00e8 rivelata assolutamente pratica ed efficace. In pratica ho messo insieme la protezione delle borse rigide e la praticit\u00e0 degli zaini tattici.<\/p>\n

Ho comprato una borsa rigida water-proof della Nanuk<\/a> e ho ricavato nella spugna
\nshock-proof dell\u2019interno, gli alloggiamenti per l\u2019a6000, le due ottiche, la GoPro con il monitor, il microfono (con il \u201ccane\u201d), la luce led. La borsa l\u2019ho infilata in uno dei miei zaini preferiti (diciamo che la collezione \u00e8 vasta) ovvero un
BlackHawk STRIKE<\/a> (azienda statunitense di forniture militari) in cordura balistica (con sacca idrica estraibile) e con sistema \u201cmolle\u201d che consente di aggiungere – senza problemi di carico – una pressoch\u00e9 infinita serie di tasche e borsette. Io ne uso solitamente due, sui fianchi dello zaino: una per il pronto soccorso, l\u2019altra per le evenienze del caso (ovvero assieme alle due tasche frontali esterne) tutto ci\u00f2 che deve essere rapidamente reperibile e che ha meno problemi di protezione e di impatto.
\nA prescindere dalla protezione fisica (e dalle preghiere del caso) la parte \u201csensibile\u201d dell\u2019attrezzatura, all\u2019acquisto, \u00e8 stata protetta con un\u2019assicurazione sui danni accidentali, sia B&H che BeachCamera hanno una propria compagnia che assicura il materiale tecnico da loro venduto (rispettivamente SquareTrade e Mack)\u00a0e ne garantisce la riparazione in tutto il mondo, in caso di incidente. Una consolazione di certo ma nulla che pu\u00f2 davvero risolverti il problema di una macchina rotta nel mezzo dell\u2019Africa occidentale e con dei tempi limitati di produzione, per questo meglio affidarsi alla borsa e all\u2019attenzione.<\/p>\n

PS: giusto a scanso di equivoci, la produzione non ha avuto alcuno sponsor (tecnico e non) il materiale \u00e8 stato tutto comprato, i link – siano essi ad aziende o negozi – sono inseriti solo allo scopo di aiutare chi legge<\/p>\n

2 – Continua<\/a><\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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