{"id":1401,"date":"2011-08-03T00:50:35","date_gmt":"2011-08-02T22:50:35","guid":{"rendered":"http:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=1401"},"modified":"2011-08-03T00:50:35","modified_gmt":"2011-08-02T22:50:35","slug":"play-up-and-play-the-man","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2011\/08\/03\/play-up-and-play-the-man\/","title":{"rendered":"Play Up and Play the Man!"},"content":{"rendered":"
Mi capita ogni tanto di deviare dal sentiero afghano di questo blog<\/strong>, mi capita purtroppo solo in momenti particolarmente tristi. Sabato \u00e8 morto Giuseppe D’Avanzo, per quei pochi che non lo conoscono o non l’hanno mai letto mi basta dire: un Giornalista. Penso ci sia molto poco<\/strong> da aggiungere a tutto quello che i quotidiani italiani hanno scritto di D’Avanzo ma anche quando ti sembra di aver letto tutto su\/di una persona speciale ecco che arriva un territorio inesplorato.\u00a0Alla sua cerimonia funebre mi ha colpito molto il brano di un articolo che il giornalista aveva scritto nel 2007 dedicandolo al suo sport, a quel rugby che aveva praticato da ragazzo. Da anni<\/strong> vado ripetendo che se avessi un figlio non gli farei mai toccare un pallone (tondo), uno sport dove ormai sei bravo se simuli un fallo e guadagni un calcio di rigore e dove, dopo una botta rimediata da un avversario, non guadagni rispetto se ti alzi e alla prossima azione (lealmente) gliela restituisci (magari con gli interessi) ma se riesci a stare a terra gemendo il pi\u00f9 possibile per consumare – furbescamente – tempo di gioco.
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\nUna notizia<\/strong> che mi ha scosso perch\u00e8 se n’\u00e8 andato il pi\u00f9 grande reporter investigativo di questo Paese e in un mestiere con sempre meno maestri \u00e8 un doppio dramma quando se ne va uno di quei pochi.
\nMi ha scosso anche perch\u00e8 ha rafforzato quell’impressione, cementatasi nei miei occhi in Afghanistan ed emergenze varie, per cui alla fine nella vita i giusti (coloro che si battono per un po’ di giustizia, sociale o “legale” che sia) non riescono quasi mai a vedere la fine delle battaglie che conducono.
\nE poi, a sto’ giro, ho scoperto che perdere una persona conosciuta da pochissimo fa male come se la conoscessi da sempre; \u00e8 come se la morte amplificasse quel senso di incompiuto che gi\u00e0 di solito si trascina dietro, in catene, rigando il pavimento dei ricordi.<\/p>\n
\nOra \u00e8 che un appassionato di football americano, come me, si faccia colpire da un articolo dedicato al rugby beh non \u00e8 cosa da poco…significa che Peppe era davvero un maestro e non solo di scrittura. Un pezzo che legge attraverso i valori di quello sport, lo stato dell’universo morale del nostro Paese.<\/p>\n
\nPartendo da questa base personale, \u00a0quando ho sentito lo scrittore Bruno Arpaia leggere quell’articolo, alla sorpresa si \u00e8 unito un senso di calore nel cuore…
\nAnche se si parlava solo di rugby e non della palla ovale a me cara (sciocche rivalit\u00e0 sportive…aggiungo con autoironia) \u00e8 stato bello ascoltare espressi in maniera straordinaria (chiara e dotta) anche quei concetti che vi raccontavo sopra, invece, con una sintesi un po’ “brutale”. E’ stato bello come trovare un “manifesto” da poter divulgare.<\/p>\n