{"id":1255,"date":"2011-03-08T22:34:39","date_gmt":"2011-03-08T20:34:39","guid":{"rendered":"https:\/\/nicopiro.wordpress.com\/2011\/03\/08\/lincrocio\/"},"modified":"2011-03-08T22:34:39","modified_gmt":"2011-03-08T20:34:39","slug":"lincrocio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2011\/03\/08\/lincrocio\/","title":{"rendered":"L’incrocio"},"content":{"rendered":"
Ci sono posti che hanno un destino unico, riescono a diventare il centro del mondo o di una sua area strategica nonostante siano fatti di sabbia, costa e di un po’ di case; nient’altro.<\/p>\n
La linea costiera che va da Zarzis a Ras Jedir \u00e8 uno di quei posti. Fino a qualche giorno fa noto solo a gruppi pi\u00f9 o meno organizzati di turisti. Oggi invece \u00e8 affollato di giornalisti che sperano di entrare in Libia, di profughi che ne fuggono, di barconi che portano – se volete – un altro tipo di profughi verso l’Europa.<\/p>\n
In pratica \u00e8 come se questa stagione di cambiamenti nel mondo arabo si sia data appuntamento su questi cento chilometri di strada tra saline e deserto. C’\u00e8 la Tunisia che ha cacciato Ben Al\u00ec e si risente nazione nella sua capacit\u00e0 di accogliere gli altri. C’\u00e8 la Libia che scricchiola e manda la sue onde sismiche nei dintorni. C’\u00e8 la fuga di chi era andato a cercare lavoro in territorio libico e quella di chi vuole andarlo a cercare in Europa.<\/p>\n
Quando si concentrano tutte queste forze come in un gorgo, \u00e8 facile fare confusione. Chi fugge dalla Libia ha perso tutto e vuole solo tornare a casa, che si chiami Egitto, Bangladesh o Sudan. Chi fugge dalla Tunisia fa parte della parte migliore (quella pi\u00f9 istruita, giovane e ambiziosa) di questo Paese, e fugge dalla mancanza di speranze per il futuro che cerca in Europa.<\/p>\n
Soprattutto in un Paese come il nostro ormai perennemente sull’orlo di una crisi di nervi per le questioni dell’immigrazione, sarebbe il caso di non fare confusioni tra i centomila e pi\u00f9 profughi che non saliranno mai su un barcone e i ragazzi invece che sono pronti a morire per raggiungere l’Europa.<\/p>\n
Oggi ho incontrato due famiglie che hanno perso i figli in alto mare: Abdallah, 17 anni, e Mohammed, 24 anni. Finiti sul barcone sbagliato, speronato – denunciano i parenti – dalla motovedetta tunisina Libert\u00e8. Padri, madri, sorelle e fratelli che ho incontrato nelle povere case di Zarzis
\nchiedono verit\u00e0 e giustizia sulle responsabilit\u00e0 dei marinai tunisini, soprattutto chiedono i corpi dei loro figli perch\u00e8 questo mare che regala (e distrugge) sogni non \u00e8 una tomba sulla quale poter andare a pregare.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Ci sono posti che hanno un destino unico, riescono a diventare il centro del mondo o di una sua area strategica nonostante siano fatti di sabbia, costa e di un po’ di case; nient’altro. La linea costiera che va da Zarzis a Ras Jedir \u00e8 uno di quei posti. Fino a qualche giorno fa noto […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[21],"tags":[],"yoast_head":"\n