{"id":1238,"date":"2011-02-22T00:31:19","date_gmt":"2011-02-21T22:31:19","guid":{"rendered":"http:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=1238"},"modified":"2011-02-22T00:31:19","modified_gmt":"2011-02-21T22:31:19","slug":"americastan","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2011\/02\/22\/americastan\/","title":{"rendered":"Americastan"},"content":{"rendered":"
<\/strong><\/p>\n <\/p>\n <\/strong><\/p>\n Questa notizia \u00e8 un assist a porta vuota<\/strong> ma vorrei evitare di scadere nella facile ironia. A Camp Phoenix, una base americana nella citt\u00e0 di Kabul, nei giorni scorsi ha riaperto Pizza Hut come fa sapere una nota stampa della\u00a0Task Force Rushmore, corredata da questo breve servizio in video<\/a> con tanto di taglio del nastro.<\/p>\n Nel suo spirito da uomo<\/strong> delle forze speciali e nel suo tentativo di accorciare le distanze tra i militari occidentali e la popolazione locale, il generale McChrystal appena arrivato alla base ISAF Hq aveva bandito la serata di salsa e balli latino-americani (mi pare fosse gioved\u00ec sera) per poi estendere il bando a tutte le strutture di fast-food nella basi americane sparse nel paese; amenit\u00e0 varie troppo “westernized”. Non penso che McChrystal avesse torto nella sua scelta<\/strong>, importante anche per il rapporto con gli afghani che nelle basi lavorano. Allo stesso tempo capisco anche le esigenze (qualcuno, ingenerosamente, le chiamer\u00e0 vizi di “spoiled americans”) di chi vive per un anno lontano da casa e ha bisogno di un morso di patria, che – a noi italiani ci far\u00e0 magari ridere – significa un hamburger o una pizza lievitata con chiss\u00e0 quali polverine.<\/p>\n<\/a>
\nNon vi meravigliate, \u00e8 una prassi per gli americani avere, almeno nelle basi pi\u00f9 grandi, i “brand” del cibo (e dello shopping) di casa. Nel mio girovagare per gli insediamenti americani sono passato da avamposti dove la porta delle docce era stata smitragliata e dove persino far arrivare l’acqua in bottiglia era un problema, a basi dove si poteva trovare di tutto. Non solo nella gigantesca Bagram (da negozi dell’Harley Davidson a Burger King) ma anche a Jalalabad dove il container di Pizza Hut era chiuso (problemi tecnici) ma funzionava una caffetteria di una catena concorrente di Starbucks, il cui nome avr\u00f2 scritto in uno dei miei blocchetti d’appunti che ora non riesco a trovare.<\/p>\n