{"id":1179,"date":"2010-12-19T17:33:41","date_gmt":"2010-12-19T15:33:41","guid":{"rendered":"http:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=1179"},"modified":"2010-12-19T17:33:41","modified_gmt":"2010-12-19T15:33:41","slug":"regalo-di-natale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2010\/12\/19\/regalo-di-natale\/","title":{"rendered":"Regalo di Natale"},"content":{"rendered":"
<\/strong><\/p>\n <\/p>\n L’ultima volta che l’ho incontrata<\/strong> era sola, con i capelli al vento, vestita come una ragazza qualunque. Una di quelle che non noti nella folla. Del resto eravamo nei giardini di Saxa Rubra non nella sua natia Farah n\u00e8 a Kabul, dove gira in burqa e con la scorta. Malalai Joya \u00e8 la donna pi\u00f9 famosa (secondo la BBC) ma anche pi\u00f9 odiata e pi\u00f9 coraggiosa d’Afghanistan, di sicuro una di quelle che pi\u00f9 ama il suo Paese. Malalai \u00e8 cresciuta in esilio<\/strong> durante l’invasione sovietica, tornata in Afghanistan ha organizzato scuole femminili clandestine durante il regime talebano, dopo il 2001 ha lavorato nel sociale e per l’istruzione quando nel 2003 \u00e8 stata eletta alla loya jirga, la grande assemblea costituente, dove \u00e8 riuscita a gridare il suo sdegno contro i signori della guerra – padri della distruzione afghani chiamati in quell’assemblea ad essere padri della nuova nazione afghana. Nel 2005 \u00e8 stata eletta al Parlamento (la pi\u00f9 giovane tra le parlamentari) da dove \u00e8 stata per\u00f2 espulsa, per averlo definito una stalla, nel 2007. Il punto chiave del suo pensiero \u00e8 che le truppe occidentali sostengono un governo che riperpetua la logica dei signori della guerra e che senza interferenze esterne, passate come odierne, l’Afghanistan sarebbe un posto migliore.\u00a0Foreign Policy l’ha di recente inserita nella lista delle cento pi\u00f9 influenti personalit\u00e0 del mond<\/a>o, purtroppo influenti solo per le loro idee, non per il loro potere.<\/p>\n<\/a>
\nCome la pi\u00f9 importante femminista afghana, Meena, e come tante altre, anonime, donne del suo Paese, sembra destinata ad una fine tragica od almeno vive sfiorandola ogni giorno. Da qui il titolo del suo libro “Finch\u00e8 avr\u00f2 voce”, pubblicato in Italia da Piemme; titolo che mi piace di pi\u00f9 dell’originale “A woman among warlords” (o anche “rising my voice”).\u00a0 Un libro le cui parole suonano profetiche rispetto al fallimento della missione occidentale in Afghanistan. Un libro che si legge tutto di un fiato nonostante citi nomi, fatti e luoghi lontani ed\u00a0 estranei ai pi\u00f9. Una sorta di chiacchierata raccolta dal canadese Derrick O’Keefe.
\nMi piace perch\u00e8 ha il ritmo del racconto e la forza di chi parla con il cuore, di getto. Nonostante un ripetuto errore (Alleanza “Settentrionale” invece di Alleanza del Nord) \u00e8 anche un libro ben tradotto.<\/p>\n