{"id":1077,"date":"2010-10-23T22:58:06","date_gmt":"2010-10-23T20:58:06","guid":{"rendered":"http:\/\/nicopiro.wordpress.com\/?p=1077"},"modified":"2010-10-23T22:58:06","modified_gmt":"2010-10-23T20:58:06","slug":"attacco-ad-herat-perche-preoccuparsi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2010\/10\/23\/attacco-ad-herat-perche-preoccuparsi\/","title":{"rendered":"Attacco ad Herat, perch\u00e8 preoccuparsi"},"content":{"rendered":"
Cinque kamikaze; indosso il burqa a coprire la cintura esplosiv; <\/strong>l’ormai classica tecnica del primo che si fa esplodere per aprire la strada agli altri che irrompono sparando; la reazione delle guardie della sicurezza che riesce a fermarli, uccidendoli. Secondo le ultime ricostruzioni<\/a>, sarebbe questa la dinamica dell’attacco di stamane alle sede Onu di Herat. Un’attacco che, per fortuna, \u00e8 andato a vuoto. Oltre agli attentatori, ci sarebbero solo un paio di guardie ferite, il personale delle Nazioni Unite \u00e8 riuscito a rifugiarsi nella “strong room” dell’edificio, al sicuro. Nel pomeriggio sar\u00e0 poi evacuato nella vicina base italiana, Camp Arena, all’aeroporto di Herat, dove passer\u00e0 la notte.<\/p>\n Nonostante sia fallito, l’attacco di oggi \u00e8 preoccupante.<\/strong> Se nell’ottobre del 2009, poco prima del (poi cancellato) ballottaggio delle elezioni presidenziali, a Kabul era stato colpita una guest house utilizzata dalle Nazioni Unite, uccidendo sei funzionari di Unama, \u00e8 la prima volta che si colpisce una sede ufficiale della missione – un salto “mediatico” di qualit\u00e0. Ed \u00e8 la prima volta che un attacco cos\u00ec massiccio e potenzialmente devastante, viene condotto ad Herat che sin’ora – nonostante il peggioramento degli ultimi mesi – \u00e8 stata considerata una citt\u00e0 sicura per gli standard afghani. Del resto la responsabilit\u00e0 della sicurezza nell’area urbana potrebbe essere presto passata formalmente alle forze di sicurezza afghane, in quel processo (in parte sostanziale, in parte simbolico) che vuole dare “visibilit\u00e0” al disimpegno delle forze Isaf.\u00a0 Non \u00e8 ancora chiaro <\/strong>se l’attacco di Herat di oggi faccia parte di questa strategia, di certo \u00e8 un segnale da tenere sotto controllo con grande attenzione.\u00a0Dopo la “caduta” del Nord-Est (ormai segnato da una fortissima presenza di guerriglieri, afghani e non), il nord-ovest con l’eccezione di alcune sacche (come l’ “italiana” Bala Morghab) \u00e8 ancora parzialmente stabile. Il che vuol dire che potrebbe essere il prossimo bersaglio di una campagna di attacchi dall’alto profilo mediatico, come avrebbe potuto essere quello di oggi, e di terrore a vasto raggio per destabilizzare le autorit\u00e0 localo. In questo le province nord-orientali di Taqar e Kunduz offrono un copione almeno in parte, tristemente, replicabile.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Cinque kamikaze; indosso il burqa a coprire la cintura esplosiv; l’ormai classica tecnica del primo che si fa esplodere per aprire la strada agli altri che irrompono sparando; la reazione delle guardie della sicurezza che riesce a fermarli, uccidendoli. Secondo le ultime ricostruzioni, sarebbe questa la dinamica dell’attacco di stamane alle sede Onu di Herat. […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[21],"tags":[110,211,310,657,881,1013,1195,1278,1288,1324,1547,1830,1860,1927],"yoast_head":"\n
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\nPi\u00f9 che la rivendicazione talebana<\/strong>, fatta pervenire all’agenzia AFP, in realt\u00e0 \u00e8 la dinamica a portare la firma degli studenti coranici, in un ‘area dove si intrecciano interessi di potenti locali e dei potenti vicini iraniani e dove quindi \u00e8 facile equivocare l’origine di certi fenomeni. Che cosa possa significare questo attentato \u00e8 presto per dirlo. Come l’attacco alla sede di UsAid (la cooperazione statunitense) di quest’estate in un’altra ex-area sicura, Kunduz, potrebbe per\u00f2 essere un nuovo segno della strategia della guerriglia di espansione dell’area di operazioni. L’obiettivo \u00e8 sempre pi\u00f9 di portare il terrore in tutto il Paese, in maniera pi\u00f9 diffusa e pi\u00f9 omogenea guardando la mappa. E’ una risposta mediatica, strategica e logistica alle offensive Isaf in aree come l’Helmand e Kandahar (vedi questi aggiornamenti dal campo pubblicati da NY Times<\/a> e AFP<\/a> nei giorni scorsi) che stanno spingendo i guerriglieri a lanciare attacchi nel resto del Paese, perch\u00e8 per loro \u00e8 impossibile fronteggiare direttamente le truppe organizzate di un potente esercito regolare come quello americano ma \u00e8 molto facile diffondere il terrore, destabilizzare altre aree e “fare notizia”. Devono inoltre, spesso, spostarsi per trovare rifugio e per cercare aree dove \u00e8 pi\u00f9 facile colpire, “sbilanciando” le truppe straniere ormai sempre pi\u00f9 concentrate sul sud.<\/p>\n