{"id":10675,"date":"2021-06-14T11:14:59","date_gmt":"2021-06-14T09:14:59","guid":{"rendered":"https:\/\/nicopiro.it\/?p=10675"},"modified":"2021-06-14T11:16:37","modified_gmt":"2021-06-14T09:16:37","slug":"corrispondenza-afghana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/nicopiro.it\/2021\/06\/14\/corrispondenza-afghana\/","title":{"rendered":"Corrispondenza Afghana"},"content":{"rendered":"
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Questa \u00e8 uno scritto personale, molto personale. Perdonatemi in anticipo se mescolo analisi ed emozioni ma non trattandosi di un articolo o di un pezzo del tg, mi prendo la libert\u00e0 di farlo. Sono appena tornato da Herat dove si \u00e8 consumata la cerimonia di ammaina bandiera, in pratica la simbolica fine della nostra ventennale missione in Afghanistan. E\u2019 stato per me un momento molto toccante, difficile. Ho pensato a tutti i caduti di questi anni, a tutti e 53 i morti in divisa, ma anche agli uomini dei servizi, ai giornalisti (Maria Grazia Cutuli) e cooperanti che non sono pi\u00f9 tornati a casa da quel bellissimo Paese. Ho rivissuto come in un feroce dejav\u00f9, concentrato nello stomaco, i momenti passati a Camp Arena e con le truppe italiane sul campo. Poi sono cominciati a scorrere tutti gli altri ricordi di questi anni: la valle di Korengal, il fiume Pech, il deserto pietroso di Farah. Persino l’inaugurazione della mensa della base nel Natale del 2006 quando tutt’intorno c’erano ancora solo tende.
\nSia chiaro, non \u00e8 nostalgia della guerra che pur gli italiani – in particolare tra il 2009 e il 2011 – hanno intensamente combattuto. Sono solo ricordi ed emozioni di un testimone che vede una pagina di storia chiudersi e che vorrebbe vedere abolita – per inutilizzo – la parola guerra dal vocabolario. Il mio giudizio su questi anni – tra articoli del blog, pezzi del tg, reportage e i miei due libri “Missione Incompiuta” e “Corrispondenze Afghane” – lo conoscete gi\u00e0 ma credo sia doveroso separare il bilancio del fallimento dell’Occidente (equivalente a quello dei Sovietici, pur con perdite minori grazie ai progressi dei medevac e dei Combat medics) dal giudizio sul lavoro sui soldati – donne e uomini, circa 50mila – che in questi anni hanno avuto l’ordine di andare nel Paese per combattere e per aiutare (tra cooperazione civile-militare e addestramento).
\nL’Italia, tra l’altro, chiude la missione con un gesto tanto nobile quanto doveroso (ma non scontato) accogliendo un numero consistente di afghani che hanno collaborato negli anni con la nostra missione (l’elenco sul quale si sta lavorando \u00e8 di circa settecento persone).
\nLa loro ricollocazione in Italia non \u00e8 un regalo ma una necessit\u00e0, dopo 20 anni di missione (incompiuta) l’Afghanistan non \u00e8 mai stata tanto instabile, quei collaboratori e le loro famiglie sono a rischio di rappresaglie. E’ un’altra certificazione del fallimento di questi anni.
\nNe ho scritto tante volte, dalla produzione di oppio moltiplicatasi (doveva essere portata a zero \u00e8 arrivata anche a superare di quattro volte il livello del 2001) al sostegno ad una classe dirigente pseudo-democratica e super-corrotta, ora per\u00f2 i nodi arrivano al pettine e quel pettine si chiama Kabul, una capitale che potrebbe cadere nei prossimi sei mesi, un semestre decisivo per il suo futuro e per quello del Paese.
\nSe la missione occidentale Isaf nel 2014 \u00e8 finita di fatto lasciando nelle mani delle truppe afghane la guerra, comunque fino ad oggi le forze governative hanno continuato a godere dell’appoggio americano, per esempio per quel che riguarda le operazioni aeree e i bombardamenti in genere. In questi anni, gli occidentali (tra loro, circa 800-1000 italiani) si sono concentrati sull’addestramento delle forze di sicurezza afghane ma addestramento ha spesso voluto dire anche seguirle sul campo. Dai prossimi mesi (il ritiro \u00e8 cominciato a maggio) cambier\u00e0 tutto, le truppe afghane resteranno sole salvo ripensamenti di Washington (non \u00e8 stato ancora chiarito, per esempio, il destino della base strategica di Bagram, mentre la CIA conferma la sua presenza nel Paese in particolare nell’area di Khost). Il pensiero va al 1992 e quindi alla fine degli aiuti sovietici a Najibullah con il collasso del governo filo-russo e l’avvio della guerra civile, la frantumazione del Paese.
\nAl momento, i talebani sul campo di battaglia sono pi\u00f9 forti: stanno continuando a conquistare terreno e, appunto per la prima volta, minacciano la tenuta della capitale, intorno alla quale da almeno un decennio si \u00e8 lavorato per creare una cintura di sicurezza. I Talebani non nascondono di volere la restaurazione dell’Emirato, non gli interessa entrare nelle istituzioni della Repubblica Islamica d’Afghanistan in un compromesso con Ghani, Abdullah e gli eredi dei mujaheddin. E comunque anche se si giungesse ad un compromesso, le divisioni del fronte cosiddetto democratico li favorirebbe nella spartizione del potere.
\nCosa c’\u00e8 in gioco? Tutti i pur timidi progressi di questi anni, dai diritti delle donne alla libert\u00e0 di stampa. E non \u00e8 un caso che siano gi\u00e0 cominciate le rese dei conti con agguati e uccisioni di attivisti e giornalisti.
\nI Talebani non sono comunque esenti da punti deboli: sono divisi, hanno riferimenti in Paesi stranieri concorrenti tra di loro e soprattutto – morto il mullah Omar – non riescono pi\u00f9 a controllare direttamente i propri comandanti militari sul campo. Ma la loro forza sta nell’insoddisfazione della popolazione verso il governo.
\nA fronte di tutto questo verrebbe da chiedersi se ha avuto senso il ritiro degli americani. La risposta \u00e8 complessa. Biden ha preso atto della decisione di Trump, l’ha ratificata, perch\u00e8 il conflitto afghano \u00e8 un fallimento costato agli Usa un trilione di dollari (all’Italia circa sette miliardi e mezzo di euro) e non si poteva restare per sempre, a maggior ragione in assenza di alcun segno di miglioramento, in questo stallo perenne. Purtroppo per\u00f2, nonostante i proclami sul ritiro “condition-based” fatti dall’amministrazione Trump, le condizioni per il ritiro non sono state mai raggiunte: le violenze non si sono fermate n\u00e9 le trattative tra talebani e governo mai davvero iniziate.
\nIl negoziato condotto dagli Usa con i talebani non \u00e8 stata fatta per la pace in Afghanistan ma solo per togliersi d’impaccio (oltre che per i calcoli elettorali di Trump). Non per gli afghani ma sopra la loro testa.
\nNon a caso, da quando sono cominciate le trattative e si \u00e8 giunti all’accordo di Doha, la sicurezza nel Paese \u00e8 precipitata e i combattimenti si sono intensificati. Oltre alla “riduzione delle violenze”, un’altra condizione chiave dell’accordo \u00e8 gi\u00e0 disattesa: l’impegno dei Talebani ad evitare che l’Afghanistan torni ad essere base di lancio per attacchi contro gli Usa, come l’11 settembre. Rapporti Onu confermano come Talebani e Al Qaeda continuino a mantenere rapporti sul campo di battaglia.<\/p>\n

La “fine” del conflitto afghano\u00a0(o meglio la fine del capitolo occidentale di questa quarantennale battaglia) ci conferma quindi tutta l’inutilit\u00e0 e tutte le contraddizioni delle guerre contemporanee. Dopo l’11 settembre, l’invasione doveva portare pace in Afghanistan per portare sicurezza nel mondo. Il conflitto ha solo moltiplicato l’insicurezza, ha generato uno stuolo per lo pi\u00f9 incalcolabile di vittime civili, ha generato nuovi rancori e nuove divisioni, ha alimentato i flussi migratori, ha favorito la creazione di un nuovo ceto criminale e di trafficanti di droga con base afghana, ha distrutto la fiducia della popolazione nella neo-nata democrazia sostenendo corrotti estremisti, ha creato nuove forze terroriste ed estremiste.<\/p>\n

Se la missione incompiuta termina qui, \u00e8 molto pi\u00f9 improbabile che la guerra afghana e le intromissioni di Paesi stranieri finiscano dopo l’11 settembre del 2021.<\/p>\n

Auguri alle mie sorelle e ai miei fratelli afghani che in questi anni ci hanno creduto per davvero e si sono esposti per modernizzare il Paese. Speriamo riescano a salvarsi la vita.
\nIo continuo a promettere ai miei figli che un giorno li porter\u00f2 in Afghanistan a vedere il Paese pi\u00f9 bello del mondo, in pace.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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